Cop25 e riscaldamento globale: le conseguenze su salute e ambiente - Apoteca Natura

Cop25 e riscaldamento globale: le conseguenze su salute e ambiente

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Negli ultimi decenni numerose e solide ricerche scientifiche hanno documentato come il riscaldamento globale in atto, dovuto all’aumento della concentrazione di gas serra, stia influenzando la nostra salute e quella di intere popolazioni del mondo. 

In particolare sono ormai numerosi gli effetti verificati del cambiamento climatico sulle malattie croniche.

  • Un aumento di 1°C è correlato a un aumento del 3,4% della mortalità cardiovascolare, del 3,6% della mortalità respiratoria e dell’1,4% della mortalità cerebrovascolare;
  • Le temperature più calde concorrono all’aumento del 6,0% dei ricoveri ospedalieri per malattie coronariche;  
  • È provato il legame fra l’innalzamento delle temperature medie di 1°C e la crescita dell’incidenza del diabete; . 
  • Lo “stress da calore”, soprattutto nelle comunità agricole, ha provocato il sorgere di una malattia renale cronica di origine sconosciuta. 

Molte anche le conseguenze registrate sulle malattie infettive, dovute alla maggiore diffusione dei vettori. L’OMS prevede che la capacità vettoriale per la trasmissione della malaria – già aumentata di oltre il 20% in Africa dal 1950 – produca un ulteriore innalzamento del livello di mortalità nelle regioni centrali e orientali dell’Africa sub-sahariana. Anche la febbre dengue registra un aumento di trasmissione dagli anni ’50 pari al 7%. Le temperature ambientali più elevate sono poi associate alla crescita di incidenza di malattie di origine alimentare, prima su tutte le salmonellosi.

Il risultato di tali fenomeni è un aumento previsto dei flussi migratori “da clima”, che secondo le stime porterà a a lasciare la propria terra circa 100 milioni di persone a seguito dell’aumento di povertà in molte aree del mondo.

Il cambiamento climatico ha effetti drammatici anche sulla vita dei bambini. Il 13 novembre 2019 è stato pubblicato il rapporto annuale The Lancet Countdown on Health and Climate Change: la previsione, drastica, è che chi nasce oggi sarà destinato a vivere in un mondo di 4°C più caldo della media registrata in età preindustriale e con una condizione di maggiore suscettibilità alla malattia diarroica e agli effetti più gravi della febbre dengue. 

COP25, obiettivo: limitare la crescita delle temperature

Nonostante tutti questi evidenti segnali, le concentrazioni medie di anidride carbonica (CO2) continuano a salire. L’ultimo documento delle Nazioni Unite Emission gap Report 2019 mostra come le emissioni globali stiano crescendo dell’1,5% all’anno, con buona pace dell’obiettivo, sancito con l’Accordo di Parigi, secondo cui dovrebbero ridursi del 7,6% all’anno.

WHO stima che i cambiamenti climatici causeranno 250.000 morti in più tra il 2030 e il 2050 solo tenendo conto di cinque aspetti: malnutrizione, malaria, gastroenteriti da salmonellosi, dengue e ondate di calore. Senza contare tutti gli effetti negativi diretti e indiretti, tra cui una maggiore morbilità legata al calore e alla malnutrizione, l’aumento delle malattie di origine idrica e alimentare e i problemi di salute mentale. 

Mettere in atto programmi e interventi per limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 2°C è l’obiettivo per cui è stata convocata la 25° Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, nota anche come COP25 (Conferenza delle Parti), svoltasi a Madrid dal 2 al 15 dicembre 2019 alla presenza di oltre 200 Paesi e 25mila delegati.

Due gli interventi che hanno avuto un particolare impatto a livello mondiale. Quello in apertura del Segretario Generale dell’ONU António Guterres e quello della sedicenne attivista svedese Greta Thunberg, fautrice del movimento Friday for Future.

«L’umanità, che sta subendo le conseguenze dei cambiamenti climatici, deve scegliere tra la “speranza” di un mondo migliore o la “capitolazione”… Vogliamo davvero restare nella storia come una generazione di struzzi che passeggiava mentre il mondo bruciava?» (António Guterres)

«Le delegazioni discutono del mercato del carbonio e dei risarcimenti per le catastrofi naturali. Ma non hanno capito che è giunto il momento di fare ben altro: un taglio drastico e immediato alle emissioni di CO2. Il pericolo non è nell’azione, ma nel comportamento dei politici che fingono di agire perché non hanno capito che siamo di fronte a una emergenza. Non sono io a dirlo, è la migliore scienza disponibile a confermarlo» (Greta Thunberg)


Il progetto RIMSA: Medici Sentinella per l’Ambiente

Fra le iniziative più efficaci in tema di salute e riscaldamento globale c’è senz’altro il progetto RIMSA – Rete Italiana Medici Sentinella per l’Ambiente, patrocinato da Federazione Nazionale dei Medici Chirurghi e  Odontoiatri e ISDE Italia e nato anche in previsione della prossima COP che si terrà, oltre che a Glasgow, nel nostro Paese.

L’idea alla base di questa iniziativa è che i professionisti che operano nel settore medico e sanitario possano concretamente chiudere il gap tra ambiente e salute, perché primario nel loro lavoro è il contatto con le persone, il ruolo informativo e di cura.

La capillarità diffusa a livello territoriale permette loro di raggiungere il singolo individuo costruendo insieme a lui un rapporto di fiducia su cui far leva per influenzare in modo positivo le sue scelte e i suoi comportamenti, sia in termini di salute che di protezione dell’ambiente.

«L’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici sono due facce della stessa medaglia: entrambi sono in gran parte causati dalle stesse fonti e hanno soluzioni simili. Un’azione concreta per contrastare l’emergenza climatica ha il potenziale di salvaguardare la nostra salute e il nostro futuro, e di ridurre i 7 milioni di morti premature che ogni anno si verificano a causa dell’inquinamento atmosferico».

Combattere il cambiamento climatico nella vita quotidiana

Ridurre le emissioni di CO2 nel quotidiano è semplice (e permette spesso anche di contenere le spese). Ecco alcune buone pratiche da mettere in atto con facilità nella vita di tutti i giorni.

  • Riduciamo gli sprechi energetici. Manteniamo una temperatura dell’abitazione al di sotto dei 20°C, non sprechiamo l’illuminazione, acquistiamo e utilizziamo lampadine ed elettrodomestici ad alta efficienza energetica.
  • Camminiamo e usiamo la bicicletta. Prendiamo il treno o i mezzi pubblici urbani, riduciamo il trasporto in macchina, condividiamola quanto più possibile con amici e colleghi. Manteniamo le gomme dell’auto alla giusta pressione interna e con un corretto stile di guida potremo ridurre il consumo di carburante.
  • Ricicliamo e recuperiamo. Allunghiamo la vita degli oggetti quotidiani riutilizzandoli più volte o destinandoli ad un uso alternativo prima di decidere di buttarli.
  • Usiamo meno acqua calda. Preferiamo la doccia alla vasca, scegliamo temperature più tiepide o fresche per i lavaggi a mano di piatti e vestiti, per attivare lavatrici e lavastoviglie (etc): per riscaldare l’acqua è necessaria sempre molta energia.
  • Consumiamo meno carne. Cerchiamo di limitarne il consumo a 3/4 giorni alla settimana: l’allevamento degli animali comporta la produzione di molti gas a effetto serra quali ad esempio il metano. 
  • Scegliamo fonti rinnovabili. Installiamo ove possibili impianti di energia pulita: a fronte di un costo iniziale più elevato, nel lungo periodo trarremo benefici ambientali ed economici di grande portata. 

Articolo a cura di:

Dott. Emanuele Vinci, Coordinatore gruppo di lavoro “Professione, Ambiente, Salute e Sviluppo Economico”, FNOMCeO, Federazione Nazionale Ordini dei Medici.

Dott. Roberto Romizi, Presidente ISDE. 

Dott. Paolo Lauriola, Responsabile tecnico-scientifico RIMSA.

Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia

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