Come un’ombra dal futuro. Per un nuovo pensiero ecologico - Apoteca Natura

Come un’ombra dal futuro. Per un nuovo pensiero ecologico

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«Gli esseri umani hanno bisogno l’uno dell’altro tanto quanto hanno bisogno dell’ambiente. Gli esseri umani sono l’uno l’ambiente dell’altro. Pensare in modo ecologico non riguarda semplicemente cose non umane. L’ecologia ha a che fare con me e con te».

Capire che non siamo soli né tanto meno isolati, ma inseriti in una rete fittamente intrecciata di vita, è fondamentale per la coesistenza delle diverse specie nell’ambiente. La comprensione di questa interconnessione è ciò che il filosofo londinese Timothy Morton chiama “nuovo pensiero ecologico”, al centro del suo ultimo libro “Come un’ombra dal futuro”, pubblicato in Italia da Aboca Edizioni.

Con citazioni anche letterarie (come dal “Paradise Lost” di John Milton) e una scrittura a dir poco vertiginosa, Morton cerca di sanare definitivamente la frattura fra scienza e studi umanistici che l’Illuminismo aveva aperto e il Romanticismo osteggiato. La sua è una visione particolarissima dell’ecologia che sfida tutte le altre, offrendo uno sguardo molto approfondito sulle possibilità dell’uomo. L’autore inglese ci spinge a ragionare sul nostro ruolo di persone nel mondo. Non in quanto protagonisti di storie individuali, ma come componenti di uno spazio ampio che egli stesso definisce “cosmico”.

Il pensiero di Morton propone un’ecologia globaledislocata e spaziosa, nient’affatto situata nei singoli luoghi. Un pensiero estremamente ancorato alla contemporaneità, e che ha chiare e immediate implicazioni etiche.

La copertina di “Come un’ombra dal futuro”, il libro di Timothy Morton pubblicato da Aboca Edizioni.

Essere “senzienti”

Piccolo è belloLocale è meglio che globale. Sono solo alcuni degli slogan dei movimenti “green” risalenti alla fine degli anni Sessanta e in voga ancora oggi. Nulla di più sbagliato per Morton, secondo cui il miglior comportamento ambientalista sta invece nel pensare in grande: quanto più in grande possibile, anche più di quanto possiamo immaginare.

«Il filosofo Immanuel Kant diceva che il sublime è l’idea di grandezza oltre ogni capacità di misurarla o raffigurarla; magnitudine oltre ogni idea di magnitudine. Come il software di un sistema operativo, questa profonda vastezza non ci dice che cosa pensare, ma avvia le nostre menti perché siano pronte a ciò di cui abbiamo bisogno per pensare la democrazia. Ed è proprio ciò di cui abbiamo bisogno per pensare l’ecologia».

Per Morton, società umana e natura non sono concetti distinti, ma solo due aspetti diversi di una medesima realtà omnicomprensiva. Sulla base di questa visione, la tesi del filosofo è che siamo tutti parte in causa di quello che l’ambientalismo più apocalittico definisce, senza mezzi termini, fine del mondo. Siamo cioè tutti ugualmente responsabili del grande tema del nuovo millennio: il riscaldamento globale. Non perché abbiamo concorso direttamente a originarlo, o per lo meno non solo. Ne siamo responsabili semplicemente in quanto esseri senzienti (dotati della capacità di sensazione).

«Non serve nessun argomento più elaborato. Se credi che serva un argomento più elaborato, considera le seguenti cose. Se vedi un bambino che sta per essere travolto da un camion, affermi forse: “Non sono direttamente responsabile della sua morte, quindi non l’aiuterò”? O se la tua casa brucia, dici: “Beh, non ho appiccato io il fuoco, quindi non è mia responsabilità spegnerlo”?».

L’unica, grande differenza che individua il filosofo è che, contrariamente al bambino e alla casa, il clima non è visibile all’uomo. Ma ciò, ovviamente, non costituisce alcun tipo di giustificazione plausibile.

«Non si può mostrare il clima, ma esso esiste. Non importa se da qualche parte è nevicato, così come non importa se un camion che sta per investirti rallenti o acceleri. Se ha abbastanza quantità di moto per ucciderti, lo farà, a meno che tu non riesca a spostarti. Se vedi un bambino di fronte a quel camion in movimento, sei obbligato a salvarlo per la semplice ragione che riesci a vederlo».

In poche parole, solo per il fatto di essere senzienti, siamo obbligati a occuparci del riscaldamento globale. Non è richiesta alcuna prova che siamo stati noi a causarlo: cercare prove assolute inibisce la nostra capacità di risposta.

«È difficile assumersi la responsabilità di ciò che non si può vedere. Ma non è più difficile di assumersi la responsabilità, ad esempio, di non uccidere: non bisogna venir fuori con un motivo; semplicemente lo si fa e dopo si capisce il perché. Ecco perché la si chiama decisione etica. Non deve essere verificata o giustificata. Lo si fa e basta».

Pensare in avanti

Secondo Morton, dunque, per promuovere una efficace coscienza ecologica non è sufficiente ripassare dati obiettivi sullo stato del pianeta: c’è bisogno di una qualche esperienza capace di scuoterci a livello emotivo e di mettere in discussione le nostre certezze più elementari. L’aspetto più interessante del suo libro sta proprio nell’uso di paragoni e paradossi in grado di rovesciare i ragionamenti più diffusi e il “comune sentire”.

D’altronde, spiega, se la capacità di provare autentica compassione si indebolisce con la distanza della vittima – un fenomeno noto già ad Aristotele (filosofo, scienziato e logico greco antico), ma oggi sempre più evidente – a maggior ragione la consapevolezza di fenomeni globali complessi come il cambiamento climatico rischia di non toccarci mai veramente se non si condensa in qualcosa di concreto e direttamente verificabile.

Pensare in modo ecologico può essere così abbastanza diverso da ciò che abbiamo sempre supposto. Non ha a che fare soltanto col discutere di numeri ed evidenze pertinenti alla situazione dell’ambiente. Significa piuttosto pensare in modo fluido, integrato, concatenato; pensare in lungo e in largo, e soprattutto pensare in avanti.

«Pensare in modo ecologico ha che fare con l’arte, la filosofia, la letteratura, la musica e la cultura. Ha molto più a che fare con il settore degli studi umanistici delle moderne università che con le scienze naturali. Ma ha anche a che fare con le fabbriche, i trasporti, l’architettura e l’economia. L’ecologia racchiude tutti i modi immaginabili in cui si può vivere insieme. Ha profonde implicazioni con la coesistenza».

L’autore

Timothy Morton (Londra, 1968), filosofo fra i più brillanti del panorama internazionale. È docente presso il dipartimento di Letteratura inglese della Rice University di Houston, in Texas. In precedenza ha insegnato alla University of California e alla New York University. Fra i suoi libri tradotti in italiano: “Noi esseri ecologici” (Laterza 2018), “Iperoggetti” (Nero 2018), “Cosa sosteniamo?” (Aboca 2019).

Timothy Morton, autore di “Come un’ombra dal futuro”, pubblicato da Aboca Edizioni.

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